Visita al Sud della Sardegna: parchi archeologici e civiltà nuragica
Dal 9 all’11 di Maggio abbiamo vissuto tre giorni bellissimi, con un ottimo tempo, visitando e scoprendo luoghi incredibili e risalenti a migliaia di anni fa tra la fantastica cornice della fioritura di Maggio. Non meno interessante la scoperta di vari ristoranti frequentati nei tre giorni, gustando i migliori piatti sardi.
Purtroppo Gioia Gentile, la cronista delle nostre visite, non è potuta venire e così vi dovrete accontentare di qualche commento, certo meno brillante di quelli di Gioia. Per fortuna abbiamo delle belle immagini, per lo più scattate da Maria Crugnola, alcune da Carlo Mazza.
Giorno 1
Parco Archeologico di Pranu Muttedu presso Goni – E’ un parco di circa 200 mila mq con avanzi di età neolitica recente (3200-2800 a.C.). Vi si trova un’alta concentrazione di menhir, nonché diverse tombe dove si celebravano riti religiosi in onore degli antenati. Il tutto immerso in una natura rigogliosa con querce secolari, una fioritura straordinaria e il profumo inebriante delle essenze mediterranee.
Nuraghe Arrubio presso Orroli – Il Gigante rosso. Detto così per il colore rossastro che i licheni danno alle pietre, è uno dei nuraghi più grandi della Sardegna. Studi hanno dimostrato che la torre centrale fosse, in origine alta 30 metri – poi crollata -. E’ classificato anche come Nuraghe pentalobato, in quanto la torre centrale era circondata da altre cinque torri più piccole, tuttora visitabili. Anche qui, una natura e una fioritura fantastica tutto attorno.
Un bel filmato sulla spettacolare costruzione risalente presumibilmente al IX secolo a.C., si può trovare su Youtube (Nuraghe Arrubio). Sorge spontanea la domanda “come facevano in quell’epoca a costruire una torre alta 30 m portando fino a quell’altezza blocchi di pietre enormi ?”.
Non si sa con certezza, ma sembra che usassero un sistema di leve – lunghe assi imperniate al centro con i pietroni da un lato e, dall’altro, braccia umane in gran numero per tirare verso il basso il braccio di leva e così innalzare i pietroni. In alcuni nuraghi, non qui, sono stati anche trovati fori nel terreno attorno alle pareti dei nuraghi, che fanno pensare che ci fossero dei pali infissi nel terreno per erigere delle impalcature.
Giorno 2
Area Archeologica e Museo di sant’Eulalia in Cagliari – L’area sotterranea di Sant’Eulalia, sotto il sagrato della chiesa, risalente all’epoca romana, consente di ricostruire la vita cittadina in prossimità del porto. Spettacolare la vista della “Strada per il mare” (IV sec. D.C.), una via lastricata che portava dal porto all’interno della città.

Museo Archeologico Nazionale e Mostra Donna o Dea – Figure femminili nella preistoria e protostoria sarda – La mostra è una collezione di immagini femminili e idoli dall’epoca paleolitica fino all’età del bronzo, per lo più simboli di fertilità e maternità. In particolare la cosiddetta Venere di Savignano, la donna che dà la vita.

Museo – Il museo è collocato in un edificio a quattro piani, con numerosissimi reperti delle varie culture e civiltà stanziatesi in Sardegna nel corso dei millenni, tra cui spicca la collezione di bronzetti, che raccoglie esemplari provenienti da tutta l’isola e la stele di Nora, una lastra di pietra con un’iscrizione che gli studiosi ritengono sia scritta in alfabeto fenicio.

La Necropoli di Tuvixeddu in Cagliari – Quest’area funeraria è un relitto dell’insediamento fenicio-punico risalente al periodo tra il VI e il III secolo a.C., con centinaia di tombe scavate nelle rocce calcaree. Alcune contengono anche dipinti. Il tutto in uno scenario maestoso, guardando a monte, verso il colle. Purtroppo, girandosi di 180° e guardando verso il mare, si ha la vista di orrendi edifici industriali e fatiscenti. Un alto muraglione ricoperto di verde potrebbe forse mitigarne l’effetto disastroso attuale, ma ci vorrebbe la determinazione di qualche illuminata volontà per attuarlo.
Giorno 3
Museo dell’Ossidiana presso Pau – Nel piccolo paese dell’alta Marmilla, al centro della Sardegna, si trova questo museo dell’ossidiana, il vetro vulcanico formatosi 3,5 milioni di anni fa, molto tagliente e resistente e denominato da un archeologo “l’oro nero” dell’antichità. Proviene dai giacimenti del parco del monte Arci, dove, già fin dal VI millennio a.C., i popoli mediterranei venivano a rifornirsi del prezioso materiale per costruire utensili ed armi.

Le Tombe dei Giganti presso Siddi – Altra straordinaria testimonianza del culto degli antenati nella civiltà nuragica, queste tombe, imponenti per dimensioni, si trovano su una sorta di panettone di rocce basaltiche e suscitano una grossa emozione pensando alla cornice suggestiva e ai millenni trascorsi.
La giornata si è poi conclusa in modo imprevisto all’aeroporto di Cagliari-Elmas, dove il volo di ritorno ha avuto un ritardo di oltre tre ore (il trattore che traina l’aeromobile verso la pista di rullaggio è rimasto incastrato. Hanno dovuto chiamare un meccanico per disincastrarlo – sic ! – il quale è arrivato dopo oltre due ore). Sono in corso le richieste di rimborso da parte dei passeggeri.
Comunque, un grazie a Francesco Orsi per aver organizzato una così bella visita.