Visita Alto Varesotto (9/03/2019)
Diecimila passi. Un’app dello smartphone mi comunica che ho raggiunto il mio traguardo e posso essere soddisfatta. Ha ragione; ma lei, l’app, non lo sa che non è questo il motivo per cui sono soddisfatta: non sa che i diecimila passi li ho fatti nell’Alto Varesotto, alla scoperta di borghi affacciati su valli e laghi, di chiesette nascoste tra gli alberi o protette da antiche case. E’ questa la mia soddisfazione: aver potuto ammirare piccoli gioielli, a volte sconosciuti anche a chi in quelle zone è nato e vissuto.
La visita culturale del 9 Marzo 2019, organizzata dalla sezione di Varese di Italia Nostra, è iniziata a Ganna, nell’antica Badia di S. Gemolo (fu fondata nel 1095), dove nei primi anni duemila è stato allestito il Museo della ceramica di Ghirla, di cui pochi sanno l’esistenza, anche tra coloro che di solito partecipano agli eventi organizzati nella Badia. I pezzi esposti sono la residua testimonianza della ceramica artistica prodotta nella fabbrica della famiglia Ghisolfi, che chiuse i battenti nei primi anni Cinquanta del secolo scorso, portando con sé i segreti del famoso “bleu di Ghirla”, che ancora brilla dietro il vetro delle teche, come se vasi, piatti, cestini fossero appena usciti dalle mani dell’artista.
Lasciata la Badia, gli affreschi della sua Chiesa, risalenti ai secoli XIII/XV, il silenzio e la pace del chiostro, raggiungiamo il borgo di Viconago, che dall’alto di una collina domina la valle sottostante e il lago di Lugano. Nel centro storico, tra gli stretti vicoli, custodita come in uno scrigno, troviamo la chiesetta di S. Antonio Abate, anch’essa ricca di affreschi databili tra l’ XI e il XVI secolo, tra i quali spicca soprattutto una rarissima Trinità, raffigurata con tre immagini quasi identiche di Cristo.
Scendendo da Viconago e seguendo il corso del Tresa, arriviamo a Luino e scopriamo la Chiesa di S. Pietro in Campagna, la più antica della città; e poi a Sarigo di Castelveccana, dove la Chiesa di S. Giorgio ci appare, dopo un breve tratto a piedi nel bosco, con tutto il fascino della sua pietra di differenti colori. Infine, sulla via del ritorno, ci attende a Cassano Valcuvia la Chiesa di S. Giuseppe. Sembra davvero che ci aspetti, lassù, isolata sulla collina al termine di una Via Crucis e circondata, quasi protetta, dalle fortificazioni della linea Cadorna. La semplice struttura ci rivela i suoi dieci secoli di vita. Anche queste tre chiese, come le precedenti, conservano all’interno numerosi affreschi: alcuni si sono mantenuti meglio di altri e non in tutti si trova la stessa maturità artistica, ma tutti, pur nella loro primitiva ingenuità – anzi, forse proprio per questo -, esprimono una religiosità profonda che conquista ed affascina.
Tra una Chiesa e l’altra era d’obbligo una pausa sulle rive del lago Maggiore, per ammirare almeno dall’esterno le linee liberty del’ex Albergo Verbania (attualmente in ristrutturazione) e ripensare ai versi che Vittorio Sereni compose su quella terrazza pensile: Improvvisa ci coglie la sera. / Più non sai / dove il lago finisca; / un murmure soltanto / sfiora la nostra vita / sotto una pensile terrazza./…
Diecimila passi, oltre al tragitto in pullman: una fatica lieve, se alleggerita dalla bellezza.
Gioia Gentile